lunedì 2 dicembre 2013

Resine di sostanza e di tempo - Valentina Pagnan (2006)

Le resine sono sostanza vive, ghiacciate nella scorza del tempo, masticate da voci animali che ne rendono ogni goccia autentica creazione d’arte naturale. Penso sempre a loro, quando osservo le visioni fatte a forma di quadri di Iacopo. Resine piene di sfumature e di tinte orgiastiche. Sono precisi organi geometrici, questi quadri materici. Sono tondi, quadrati, rettangolari, sono pieni. Di colori e di mappe di striature semplici. I colori sono le tracce di un gesto, si fanno solco pregiato, raccontano la scia, le direzioni di un percorso che da mente diventa polvere impressa e compressa. Quando si osservano questi quadri si immagina un tavolo da lavoro lungo e impolverato, si cercano tra le colonne dei pastelli resinati le simmetrie di una mano decisa, che segue esattamente il percorso che è già delineato altrove. Nel suo pensiero vivido e contundente. Allora appare un desiderio speciale. Cercare proprio le misure del pensiero, che arzigogolate ridiventano dritte manipolazioni del proporsi di un’idea. I colori decisi intravedono margini e perimetri. Li sussurrano, evocano, li celebrano. I polpastrelli, se scivolanti su queste porzioni di materia, si sentono solleticati, perché invasi e non delicati. Si avvertono brame piene di dossi lignei, di piccole salite, discese, dorsi pieni di strade e di cordoni di mezzerie. Ogni coriandolo di colore ha una sua dignità ostentata. Un suo soave e coriaceo passaggio in sostanza. Sono quadri fatti a forma di una realtà che non esiste, sono molli costrutti senza ostentazioni, se non quelle divelte di un materiale profumato che si insinua in un letto di percezioni nuove. Sono quadri statuari, arginati solo da quello che si pensa ci sia dietro. Possiedono linee, cerchi, buchi, solchi che hanno le stessa fertilità di un campo arato, con le sue armoniche direzioni orizzontali e verticali. Bustrofediche. I quadri mantengono profumi odoranti e una fragranza da balsamo, indurito solo da quel vento divenuto istante rigido. Quadri resi etimologie del tempo impiegato a costruirli, a renderli fissaggi del sole nel legno. Ogni sostanza poggiata su quella trave decisa e prescelta ha in sé il corpo della natura. Ogni singolo anfratto ne è depositario in modo elegante e nobile, unico. Sì, in quel momento ogni particella è diventata unica e simbiotica. Torna al suo bivio di origine. Ho parlato di ‘quadri’, ma sono germogli di pensiero fatti di acqua, terra, sole, che hanno avuto complice il mercato della terra per potersi manifestare. Parlo del suo autore. Amico, esperto di occhi per osservare il mondo, mente in viaggio, padre di ogni cosa che porta il suo nome e le sue mani come ospite stimato. Parlo di chi ho incontrato casualmente, nell’entropia del mondo, e salutandolo non vista l’ho infilato nelle mie parole, sapendo esattamente dove esse andavano a collocarsi, tra le trame variopinte del suo colloso e diligente modo di raccontare il suo universo. Onorata di averlo potuto conoscere e di averlo potuto raccontare. Ora e in passato. Macchiato di futuro.  

Valentina Pagnan

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